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Le molte morti del Generale Wolfe. Due casi di ambiguità storica

[Dead Certainties], traduzione di Paola Mazzarelli


Milano, Mondadori, 1992, La storia
cm 20.3x13, pp. 268-(6), illustrazioni in b|n nel testo, tela, sovracoperta illustrata
Unica edizione italiana. Ottimo esemplare >>>

€ 18
SOMMARIO

Ringraziamenti    5

LE MOLTE MORTI DEL GENERALE WOLFE    7

Capitolo Primo
Ai piedi della parete    9

Capitolo Secondo
Al comando    23

Capitolo Terzo
Nel folto della foresta    38

Capitolo Quarto
Sulle Alture di Abramo    58

MORTE DI UN UOMO DI HARVARD
 
Capitolo Primo
L’onesto sudore: il figlio del fabbro    65

Capitolo Secondo
Il profitto: il camminatore    77

Capitolo Terzo
L’impresa: il bidello    99

Capitolo Quarto
I debiti: Skyrocket Jack    118

Capitolo Quinto
Inventariando: il detenuto e il pubblico    142
 
Capitolo Sesto    157
La resa dei conti: avvocati, medici e altri rispettabili cittadini

Capitolo Settimo    221
In attesa dell’espiazione: la stampa, i predicatori e il detenuto

Capitolo Ottavo
Liquidazione: gli eredi    237

Postfazione    257

Nota sulle fonti    263

Referenze fotografiche    268

VI
Il 13 settembre 1759 il generale James Wolfe, che comandava la spedizione inglese contro Quebec, cadde sulle Alture di Abramo, colpito a morte durante la battaglia decisiva.


Un pomeriggio di fine novembre del 1849 George Parkman, dottore e proprietario di case, scomparve da Boston. Del suo presunto assassinio venne incolpato John Webster, professore di Harvard, che fu arrestato, processato, condannato e giustiziato.
Cosa lega tra loro queste morti cosi diverse e così distanti nel tempo?
La morte di Wolfe, per quanto dotata di contorni ben precisi, era destinata a moltiplicarsi col passare del tempo: diventò fonte di rimpianto per la madre e per la fidanzata, formò l'oggetto di un famoso quadro di Benjamin West, fu al centro delle ricerche di un celebre storico di Harvard, Francis Parkman e così via.
La morte, o meglio, la scomparsa di George Parkman, così misteriosa e piena di ombre, diede da subito origine ad una fioritura di versioni, di supposizioni, di sospetti, di prove che vennero portate alla luce in quel grande spettacolo in cui si trasformò il processo contro il professor Webster.
La pittoresca e minuziosa ricostruzione di questi due avvenimenti e delle loro conseguenze rappresenta per Schama un'occasione per ripensare la propria attività di storico.
La storia è un affannarsi di becchini. Bisogna essere disposti a rinnegarla per essere fedeli alla vita e al passato, alla loro ricchezza e alla loro inafferrabilità.
Due narrazioni di Simon Schama, il primo illustre transfuga dal mondo pietrificato della storiografia accademica.

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